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Estensione dell’assistenza sanitaria ai cittadini AIRE

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La recente proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati punta a estendere i diritti sanitari ai cittadini italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE, introducendo un contributo annuo per l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale. Questa mossa, seppur con l’intento di colmare un gap esistente, solleva domande sulle reali motivazioni e gli impatti potenziali.

Estensione dell’assistenza sanitaria ai cittadini AIRE. Un passo avanti per la tutela della salute oltre confine? Una proposta di legge mira a garantire diritti sanitari agli italiani all’estero, ma solleva interrogativi sulla sua effettiva portata

La salute è un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione italiana, che non conosce confini geografici. La proposta di legge N. 1042, presentata il 24 marzo 2023, mira a riaffermare questo principio, estendendo il diritto all’assistenza sanitaria anche ai cittadini italiani residenti all’estero e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE).

Prevedendo un contributo annuo, questa iniziativa legislativa si propone di garantire ai connazionali l’accesso ai servizi sanitari nazionali, preservando la loro continuità assistenziale e il diritto a cure di qualità, indipendentemente dalla loro residenza. Questo sforzo legislativo si inserisce nel contesto più ampio del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), puntando a rafforzare l’integrazione tra ricerca, innovazione e assistenza sanitaria.

Tuttavia, il dibattito si accende sulle reali motivazioni dietro questa proposta. Se da un lato il riconoscimento e la tutela della salute dei cittadini AIRE rappresentano un passo avanti verso un sistema sanitario più inclusivo e globale, emergono perplessità riguardo alla potenziale ricerca di vantaggi economici per lo stato Italiano o politici per alcuni partiti. L’introduzione di un contributo annuo, infatti, solleva questioni solo parzialemente sulla sostenibilità economica per i cittadini interessati, tendenzialmente chi vive all’estero ha gia’ una assicurazione sanitaria o addirittura potrebbe risiedere in un paese con sistema sanitario universale, ma quali le vere intenzioni della legge.

Questa mossa rischia di essere percepita come un tentativo di “rastrellare” risorse finanziarie dall’estero o come uno strumento di conteggio politico, piuttosto che come un genuino sforzo di estendere la tutela sanitaria.

La discrepanza di trattamento tra cittadini residenti in Paesi dell’Unione Europea e quelli in nazioni extra-UE, in assenza di convenzioni sanitarie, rappresenta un altro nodo cruciale. Sebbene la proposta di legge tenti di appianare queste differenze, garantendo a tutti gli iscritti all’AIRE l’accesso ai servizi sanitari italiani mediante il pagamento di un contributo, resta da chiedersi se questa soluzione sia effettivamente equa e accessibile a tutti.

In conclusione, la proposta di legge N. 1042 segna un importante tentativo di adeguamento del sistema sanitario italiano alle esigenze di una cittadinanza sempre più globale. Tuttavia, per garantire che tale estensione dell’assistenza sanitaria non rimanga una promessa vuota o un mero strumento di guadagno politico o finanziario, è essenziale un approccio che metta al centro le reali esigenze dei cittadini all’estero, assicurando l’effettiva accessibilità e sostenibilità del sistema proposto. Solo così sarà possibile rafforzare il legame tra l’Italia e i suoi cittadini nel mondo, promuovendo un senso di appartenenza e protezione che superi i confini nazionali.

Last modified: April 11, 2024